Perché non ce pace senza giustizia, non ci puo essere carità senza la giustizia e viceversa, quindi bisogna essere giusti è solidali.
La giustizia senza la carità è un legalismo.
La carità senza la giustizia è un lassismo.
Un anziano disse: "Chi radica nella sua anima il ricordo di una cattiveria subita, è simile a chi nasconde del fuoco in mezzo alla paglia".
Mosè Zerai
Sono Sacerdote Eritreo.
Vivo in Italia dal 1992
Attualmente studio alla Pontificia Università Urbaniana
Mi occupo dei diritti dei migranti, inparticolare dei richiedenti asilo politico e Rifugiati politici.
Sono impegnato a favore dei diritti umani e civili degli Eritrei ed Etiopi.
Entro il 2060 la poplazione mondiale arriverà a 9 miliardi di persone. Ce la farà il pianeta a soddisfare le esigenze di tutti? Alle condizioni attuali probabilmente no: per sopravvivere occorre migliorare le condizioni di vita dei più poveri. É la paradossale tesi di Hans Rosling, guru della statistica, che con l'aiuto di alcune scatole dell'Ikea spiega come controllare la crescita demografica.
Questa è la trascrizione della conferenza
Ricordo ancora, quando andavo a scuola. Quando l'insegnante ci disse che la popolazione mondiale era arrivata a tre miliardi. Eravamo nel 1960. Adesso vi parlerò di come la popolazione mondiale sia cambiata da allora e di come cambierà nel futuro. Ma non userò tecnologie digitali come ho fatto nelle mie prime cinque TEDTalks. Difatti mi sono evoluto. Oggi lancerò una nuova tecnologia analogica per l'apprendimento che ho preso dall'Ikea: questa scatola. Questa scatola contiene un miliardo di persone. La nostra insegnante ci disse che il mondo industrializzato, nel 1960, aveva un miliardo di persone. in quello in via di sviluppo, disse, avevano due miliardi di persone. Ed erano lontani, allora. C'era un grande divario tra il miliardo nel mondo industrializzato e i due miliardi nel mondo in via di sviluppo. Nel mondo industrializzato, le persone erano in salute, istruite, ricche, e avevano piccole famiglie. La loro aspirazione era di comprare una macchina. Nel 1960, tutti gli svedesi risparmiavano per cercare di comprare una Volvo, come questa. Questo era il livello economico dove si trovava la Svezia. Ma in contrasto a questo, nel mondo in via di sviluppo, molto lontano, l'aspirazione della famiglia media, lì, era di avere cibo per il giorno. E risparmiavano per poter comprare un paio di scarpe. C'era un divario enorme nel mondo quando sono cresciuto. E questo divario tra l'occidente e il rimanente ha creato una mentalità del mondo che usiamo ancora linguisticamente quando parliamo dell'"occidente" e "il mondo in via di sviluppo." Ma il mondo è cambiato, ed è in ritardo per cambiare questa mentalità, questa tassonomia del mondo, e per capirlo. E questo è ciò che vi mostrerò. Perché, dal 1960, ciò che è successo nel mondo fino al 2010 è che uno sbalorditivo quattro miliardi di persone si sono aggiunte alla popolazione mondiale. Guardate quante. La popolazione mondiale è raddoppiata da quando andavo a scuola. E ovviamente, c'è stata una crescita economica in occidente. Molte compagnie hanno fatto crescere l'economia, quindi la popolazione occidentale si è spostata qui. E adesso la loro aspirazione non è solo di avere una macchina. Adesso vogliono una vacanza in un posto particolarmente remoto E vogliono volare. E qui è dove sono adesso. E le nazioni in via di sviluppo che si sono sviluppate meglio, hanno avanzato. E sono diventate economie emergenti, come le chiamiamo. E adesso stanno comprando macchine. E ciò che è successo un mese fa è che la compagnia cinese Geely, ha comprato la Volvo. E allora gli svedesi hanno capito che qualcosa di grande è successo nel mondo. (risate) Quindi eccoli qui. La tragedia è che i due miliardi qui che combattono per cibo e scarpe, sono ancora poveri quasi quanto lo erano 50 anni fa. La novità è che abbiamo la più grande pila di miliardi, i tre miliardi qui, che stanno a loro volta diventano economie emergenti, perché sono abbastanza in salute, relativamente ben istruite, e hanno già anche due o tre bambini per donna, come questi. E la loro aspirazione è, ovviamente, di comprare una bicicletta, e più tardi gli piacerebbe avere anche un ciclomotore. Ma questo è il mondo che abbiamo oggi. Niente più divari. Ma la distanza tra i più poveri, i veramente poveri, dai veramente ricchi qui, è maggiore che mai. Ma c'è una continuità nel mondo da camminare, pedalare, guidare, volare -- persone su tutti i livelli. E la maggior parte è da qualche parte nel centro. Questo è il mondo che abbiamo oggi nel 2010 Cosa accadrà in futuro? Bene, mi proietterò nel 2050. Sono stato a Shanghai recentemente. E ho ascoltato ciò che sta accadendo in Cina. E' abbastanza certo che ci raggiungeranno, come ha già fatto il Giappone. Tutte le proiezioni -- questo crescerà dell'uno o due per cento. E questo cresce del setto, otto. E finiranno qui sopra. Cominceranno a volare. E queste le nazioni a basso o medi reddito, le economie emergenti, loro anche imiteranno la salita economica. E se, ma solo se, investiamo nelle giuste tecnologie ecologiche -- così da evitare pericolosi cambiamenti climatici, e l'energia può rimanere relativamente economica -- allora arriveranno fino a qui. E cominceranno a comprare macchine elettriche. Questo è ciò che troveremo lì. Mentre per quanto riguarda i due miliardi più poveri? Che dire dei due miliardi più poveri qui? Andranno avanti? Beh, qui la popolazione conta perché lì abbiamo già due o tre bambini per donna, la pianificazione familiare è largamente usata, e la crescita della popolazione finirà. Qui, la popolazione sta crescendo. Quindi questi due miliardi, nei prossimi decenni, cresceranno fino ai tre miliardi. E poi cresceranno fino ai quattro miliardi. Non c'è niente tranne una guerra nucleare del tipo che non abbiamo mai visto che può fermare questo avvenimento. Perché è già cominciato. Ma se, e solo se, escono dalla povertà, vengono istruiti, ottengono una minore mortalità infantile, se potranno comprare una bicicletta e un cellulare e arrivare qua, la crescita della popolazione si fermerà nel 2050. Non possiamo avere persone a questo livello a cercare cibo e scarpe, perché otterremmo una continua crescita della popolazione. Lasciate che vi mostri perché mandando indietro ai vecchi tempi la tecnologia digitale. Qui ho sullo schermo le mie bolle dei paesi. Ogni bolla è un paese. La dimensione è la popolazione. Il colore mostra il continente. Il giallo qui sono le Americhe; blu scuro è Africa; marrone è Europa; verde è il medio oriente; e questo blu chiaro è l'Asia meridionale Questa è l'India e questa è la Cina. La dimensione è la popolazione. Ecco i bambini per donna, due bambini, quattro bambini, sei bambini, otto bambini -- grandi famiglie, piccole famiglie. L'hanno è il 1960. E qui sotto, la mortalità infantile, la percentuale dei bambini che sopravvivono all'infanzia fino a cominciare la scuola. 60 per cento, 70 per cento, 80 per cento, 90, e quasi 100 per cento, com’è adesso nelle nazioni più ricche e più in salute. Guardate, questo è il mondo di cui la mia insegnante parlava nel 1960. Un miliardo l'occidente qui, bassa mortalità infantile, piccole famiglie. e il resto, l'arcobaleno dei paesi in via di sviluppo, con famiglie molto grandi e alta mortalità infantile. Cosa è successo? Avvio il mondo. Eccoci. Riuscite a vedere, come gli anni passano, la sopravvivenza infantile aumenta? Ottengono sapone, igiene, istruzione, vaccini, penicillina. E con la programmazione familiare la dimensione delle famiglie diminuisce. Arrivano al 90 per cento della sopravvivenza infantile, quindi le famiglie diminuiscono. E la maggior parte delle nazioni arabe, nel Medio Oriente sta scendendo qui sotto. Guardate, il Bangladesh raggiunge l'India. L'intero mondo in via di sviluppo raggiunge il mondo occidentale con bassa mortalità infantile e famiglie poco numerose. Ma abbiamo ancora il miliardo dei più poveri. Potete vedere il miliardo più povero? queste scatole che avevo qui? Sono ancora qui sopra. E hanno ancora una probabilità di sopravvivenza infantile solo del 70 - 80 per cento, significa che se ti nascono sei bambini, ci saranno almeno quattro che sopravvivono fino alla prossima generazione. E la popolazione raddoppierà in una generazione. Quindi l'unica strada per far davvero fermare la crescita demografica è di continuare a migliorare le probabilità di sopravvivenza dei bambini fino al 90 per cento. Ecco perché gli investimenti della Gates Foundation, dell'UNICEF e delle organizzazioni umanitarie, insieme ai governi nazionali nei paesi più poveri, sono così giusti. Perché ci stanno davvero aiutando a raggiungere una popolazione del mondo sostenibile. Possiamo fermarci a nove miliardi se facciamo la cosa giusta. La sopravvivenza infantile è il nuovo sogno. È solo la sopravvivenza infantile che fermerà la crescita della popolazione. Accadrà? Beh, non sono un ottimista, e neanche un pessimista. Sono, piuttosto, un "possibilista". È una nuova categoria dove mettiamo le emozioni da parte, e semplicemente lavoriamo analiticamente con il mondo. Può essere fatto. Possiamo avere un mondo molto più giusto. Con tecnologia verde e con investimenti per alleviare la povertà una governance globale, il mondo può diventare così. Guardate la posizione del vecchio occidente. Ricordate quando questa scatola blu era tutta sola, governando il mondo, vivendo la sua vita. Questo non succederà. Il ruolo del vecchio occidente nel nuovo mondo è di diventare il fondamento del nuovo mondo -- niente di più, niente di meno. Ma è un ruolo particolarmente importante. Fatelo bene e abituatevici. Grazie a tutti.
Fu progettata da Marconi su incarico papale. Fu inaugurata da Pio XI nel 1931. E’ la seconda radio internazionale più vecchia del mondo, dopo la Bbc. Oggi è ascoltata tramite il web in occidente ma anche in onda corta, con mezzi molto precari, fra le comunità aborigene dell’America latina.
E’ la Radio vaticana, che il 12 febbraio compie 80 anni. Di lei Avvenire parla così.
di Luigi Cobisi
Vaticana: 80 anni “in onda”
La sera del 12 febbraio 1931, dopo che il Santo Padre ebbe terminato il suo primo radiomessaggio – immediatamente tradotto in diverse lingue – l’appena fondata Radio Vaticana fu raggiunta da due studenti del Collegio Etiopico: avevano preparato un riassunto nella loro lingua e desideravano trasmetterlo. Come scrisse il quotidiano La Tribuna due giorni dopo, furono accontentati «con premura, non appena esaurite le precedenti» letture.
È davvero significativo che – alla fine di una giornata dominata dalle grandi personalità di Guglielmo Marconi e Pio XI – si trovasse uno spazio anche per quei due giovani che nessuno aspettava. Nei decenni seguenti analoga «premura» divenne per la radio del Papa un segno costante di una missione esercitata verso gli ascoltatori di 40 lingue diverse, raggiunti in onde medie e corte, in Fm, sui nuovi canali digitali (sistema Dab plus) e via internet. Il microfono passato con immediatezza ai due africani rappresentò la prima ripetizione del gesto compiuto poche ore prima da Marconi, quando, alle 16,30 di quella fredda giornata (a sera sui Giardini Vaticani c’era perfino un’insolita nebbia) consegnò la radio al Papa invitandolo a «voler far sentire la sua augusta parola al mondo». Pio XI si era preparato con attenzione a quel momento e – scelto di esprimersi in latino – si rivolse in tono biblico agli ascoltatori: «Udite e ascoltate, popoli lontani».
L’emozione fu enorme. A Roma, in tutt’Italia e dovunque nel mondo era stato possibile accendere una radio, l’ascolto della voce del Papa fece comprendere la vastità del pubblico cui la nuova emittente si dirigeva. Così fu subito evidente che per raggiungere tutti i «popoli lontani» occorreva un lavoro profondo sulle lingue e le culture di cui quel riassunto portato dagli studenti etiopici fu il primo passo. Riassunto: non una semplice traduzione bensì un lavoro redazionale che, a fianco alla chiara parola del Santo Padre, rappresentò l’inizio di una programmazione originale oggi tipica di ciascuna redazione che può contare su redattori madrelingua e su contatti continui con i rispettivi Paesi. L’Africa continua a giocare, in questo contesto, un ruolo fondamentale.
A fianco di amarico e tigrino, le lingue presenti da ottant’anni alla Radio Vaticana, trasmissioni in swahili, francese, inglese, portoghese coprono complessivamente circa 9 ore al giorno su altrettante frequenze d’onda corta dirette al continente nero, cui si aggiunge l’italiano per integrare un servizio informativo sull’Africa dal sito internet della Radio Vaticana (www.radiovaticana.org) che da circa un anno propone continui aggiornamenti su un’area tanto sensibile del mondo.
Da quando a Roma si sono poi moltiplicate le presenze straniere, la diffusione locale in modulazione di frequenza dei programmi linguistici, che riporta (su 93,30 e 103,80 MHz) lo stesso palinsesto delle onde corte utilizzate per raggiungere ogni parte del mondo, i programmi europei e per l’Oltremare hanno trovato nuovi ascoltatori. Della durata variabile tra i 15 e i 30 minuti questi programmi uniscono alla dimensione globale del messaggio del Pontefice e della Chiesa quella locale di unici programmi in lingua originale fruibili nella capitale con una semplice radiolina.
E d’altra parte la diffusione in Italia della Radio Vaticana, cioè la sua dimensione in parte romana e in parte nazionale, è da sempre un impegno irrinunciabile anche se purtroppo limitato da numerose difficoltà. Poiché la diffusione in onde medie e corte ha subìto pesanti riduzioni anche a causa della questione sul presunto elettrosmog e la Rai ha abolito le trasmissioni per l’estero smantellando i propri impianti in onde corte, l’opera della Radio Vaticana a favore degli ascoltatori italiani si è dovuta appoggiare a un’abilità tecnica che attraverso i diversi mezzi cerca di raggiungere davvero tutti.
La radio del Papa è per molti anche la voce di casa: poter ascoltare in Medio Oriente o in Africa il notiziario vaticano delle 14 in lingua italiana è un contributo fondamentale per gli italiani in quelle aree. Ma nella stessa Italia (e in Europa) le onde corte, vero patrimonio lasciatoci da Marconi e da generazioni di tecnici di primissimo ordine, permettono a tutte le trasmissioni in italiano di essere ascoltate senza difficoltà.
A fianco a queste risorse, la Radio Vaticana ha da tempo avviato la diffusione digitale che ha permesso al proprio canale in italiano (105 Live) di coprire quasi tutto il Paese attraverso il circuito Eurodab Italia. Per quanto la radio digitale non abbia ancora raggiunto in Italia uno sviluppo significativo, sono numerosi gli ascoltatori dotati di ricevitori Dab Plus solo per sentire Radio Vaticana: un pubblico fedele, per lo più silenzioso, che cerca una voce diversa, capace di prudenza e discernimento, poiché – come disse Benedetto XVI 5 anni fa visitando l’emittente – nel «mondo dei mezzi della comunicazione non mancano anche voci contrastanti. Tanto più è importante che esista questa voce, che vuole realmente mettersi al servizio della verità, di Cristo, e così mettersi al servizio della pace e della riconciliazione nel mondo».
Yesterday we heard the shocking news that two Amnesty staff members were among 30 human rights activists, journalists and others who were detained by the Egyptian security forces. They are currently being held in an unknown location and we fear that all may be at risk of torture or other ill treatment.
The arrests are part of an unacceptable clampdown on human rights observers and journalists in Egypt in an attempt to stem independent reporting on the uprising and subsequent crackdown. Our staff and others monitoring the situation on the ground must be allowed to do their crucial work and we are demanding their immediate and unconditional release.
The events in Egypt and the wider region are moving very fast. To keep up to date with the latest developments visit our Egypt campaign pages
Ma ha senso sperare ancora per la salvezza dei 200 eritrei in mano ai predoni del Sinai? Don Mosè Zerai non demorde, nonostante il caos che attanaglia l’Egitto: «Il momento è drammatico – dice – ma se il paese si avvierà verso un nuovo assetto democratico, la questione dei profughi e dei diritti umani potrebbe trovare finalmente ascolto». Il sacerdote eritreo, direttore dell’Agenzia Habeshia, è in prima fila, fiaccola in mano, alla manifestazione indetta ieri sera sulla scalinata del Campidoglio. Un momento intenso di solidarietà, per tenere alta l’attenzione sulla tragedia di centinaia di uomini, donne, minori venduti dai trafficanti di migranti a bande criminali che chiedono riscatti migliaia di dollari alle famiglie.
Più di duecento le fiammelle accese, una per ogni ostaggio. Centinaia di persone, tra cui molti eritrei, affollano il Campidoglio dietro lo striscione «Per la liberazione dei profughi sequestrati nel Sinai». A promuovere la fiaccolata, assieme all’Agenzia Habeshia, ci sono il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), A Buon Diritto, il Centro Astalli. Tra le adesioni Acli, Fondazione Migrantes, Amnesty International, Comunità di Sant’Egidio, Arci, Cgil, Uil, la deputata del Pd Maria Pia Garavaglia. I promotori ieri mattina sono stati ricevuti dai sottosegretari agli Esteri Stefania Craxi, Alfredo Mantica, Enzo Scotti.
«Abbiamo chiesto che il governo si muova a livello Ue – dice il presidente del Cir Savino Pezzotta – per attivare una evacuazione umanitaria e poi l’accoglienza nei paesi membri. Ma l’Italia e l’Europa devono fare pressioni per avviare un processo democratico, almeno quanto stanno già facendo gli Stati Uniti». «Dal "governo amico" di Mubarak – dice il presidente di A Buon Diritto Luigi Manconi – Italia ed Europa non hanno ottenuto nulla. Serve un’accelerazione: gli ostaggi non possono aspettare i tempi del rinnovamento in Egitto». Moderatamente ottimista sull’evolversi della situazione politica il portavoce della sezione italiana di Amnesty, Riccardo Noury: «Nelle manifestazioni di questi giorni in Egitto non sono riecheggiati gli slogan antiamericani.
Le fazioni fondamentaliste islamiche ci sono, ma non sembrano in grado – sostiene Noury – di creare un consenso maggioritario, anche perché in parte compromesse col vecchio sistema di potere».
«Se la transizione porterà verso la democrazia – dice padre Gianromano Gnesotto, direttore dell’ufficio profughi di Migrantes – allora anche in Egitto ci sarà spazio per i diritti umani e la giustizia». «La speranza è l’unico bagaglio di chi fugge – commenta il gesuita padre Giovanni La Manna del Centro Astalli: «Sono proprio loro a insegnarci a sperare anche nelle situazioni più drammatiche».
Con L'ArciVescovo Mons. Silvano M, Tomasi Osservatore Permanente della Santa Sede presso UN, a Ginevra (Svizzera), P. Corrado Caroli CS.
Foto Udienza Benedetto XVI
Sua Santità Benedetto XVI riceve in udienza nella sala dei Papi, nel Palazzo Apostolico, la Comunità del Pontificio Collegio Etiopico, Città del Vaticano