don. Mosè

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Roma, Italy
Sono Sacerdote Eritreo. Vivo in Italia dal 1992 Attualmente studio alla Pontificia Università Urbaniana Mi occupo dei diritti dei migranti, inparticolare dei richiedenti asilo politico e Rifugiati politici. Sono impegnato a favore dei diritti umani e civili degli Eritrei ed Etiopi.

domenica 30 gennaio 2011

Fiaccolata per la liberazione dei profughi sequestrati nel Sinai Scalinata del Campidoglio - Roma 1 febbraio 2011 ore 18,00




Manifesto della fiaccolata
Da oltre due mesi sappiamo della drammatica situazione dei profughi provenienti dal Corno d’Africa
nelle mani dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai. Sappiamo ciò grazie a familiari e amici degli
ostaggi e seguiamo con apprensione giorno dopo giorno la loro vicenda.
Inizialmente siamo entrati in contatto con 80 eritrei che provenivano dalla Libia, poi abbiamo
avuto notizie di altri 170 ostaggi, per un totale di 250 profughi sequestrati. Non sappiamo che fine
abbiano fatto 100 di essi, presumibilmente trasferiti o venduti a un altro gruppo di trafficanti. Tra il 28
novembre e il 12 dicembre 2010, 8 persone sono state uccise e altre 4 sono state sottoposte a un
intervento chirurgico per l'espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto. A ciò si aggiunge
che, nei confronti degli ostaggi, viene esercitata una violenza quotidiana, anche sessuale. Sono
incatenati, affamati e tenuti in condizioni disumane. Da pochi giorni sappiamo dell’esistenza di un altro
gruppo di 30 profughi sequestrati. Gli unici che sono usciti da questo incubo sono quanti hanno avuto la
possibilità di pagare il riscatto grazie all’aiuto dei loro familiari e amici.
Questi i fatti, di cui rendono quotidiana e dolorosa testimonianza gli ostaggi.
Due mesi passati nel silenzio e nell’inerzia della Comunità internazionale. Ma la Comunità
internazionale non può assolutamente ritenersi estranea a questa vicenda. Non può essere taciuto
infatti che questa drammatica situazione è una delle conseguenze della politica europea di chiusura
delle frontiere che sempre più, attraverso la costruzione di muri fisici o legali e amministrativi,
allontana le persone che cercano protezione dal nostro continente.
Per questo chiediamo che, senza più attendere oltre, si mobiliti la Comunità internazionale, sia per
combattere il traffico di esseri umani sia per garantire a queste persone la protezione internazionale di
cui hanno bisogno e a cui hanno diritto. In particolare attraverso un piano di "evacuazione umanitaria"
e un progetto di accoglienza dei profughi nel territorio dell'Unione Europea. Un impegno internazionale
che necessariamente si deve tradurre in una strategia di cooperazione con Egitto e Israele, affinché
rispettino gli impegni assunti e i diritti dei rifugiati.
In caso contrario, la sorte cui destineremo quei profughi è l’abbandono in balia di spietati sequestratori.
Una fiaccolata per denunciare e testimoniare, fatta di lumi e silenzio.
Primi promotori
Consiglio Italiano per i Rifugiati
Agenzia Habeshia
A Buon Diritto
Centro Astalli
Hanno patrocinato l’iniziativa
Regione Lazio
Provincia di Roma
Comune di Roma
Adesioni
Acli
Alleanza Evangelica Italiana
Amnesty International – Sezione Italiana
Archivio dell’Immigrazione - onlus
Arciconfraternita
ARCI
ASGI
Associazione Apertamente - di Biella
Associazione culturale "Teresio Olivelli"
Associazione Il Divenire
Associazione Migrare
Associazione Opera Onlus
Associazione per la Pace
Associazione Somebody
Associazione Volontari per la protezione civile ASTRA -
Caltagirone
ASKAVUSA - di Lampedusa
Asinitas Onlus
ASPER – Eritrea (Associazione per la tutela dei diritti
umani del popolo eritreo)
Associazione Anne's Door
CHEBI’ ONLUS
CISP Sviluppo dei popoli
Cittadini del mondo
CGIL
Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del
Territorio - Campania
Comitato Nazionale Antidiscriminazioni
Comunità di Sant’Egidio
Master per l’Immigrati e rifugiati. Formazione,
comunicazione e integrazione sociale – Università “La
Sapienza”
Federazione delle Chiese Evangeliche
Focus-Casa dei Diritti Sociali
Fondazione internazionale d. Luigi Di Liegro
Gruppo EveryOne
Gruppo Watching The Sky
Istituto Fernando Santi
Kayak per il diritto alla vita
La Tenda
Medici Contro la Tortura
Medu – Medici per i Diritti Umani
Opera Nomadi Nazionale
Parsec Associazione – ricerca e interventi sociali
Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai - Gruppo
facebook
UGL Sei
Tavolo Interculturale di Torre Angela
Teatro di Nascosto
UIL
Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell'Uomo
WILPF (Women International League for Peace and
Freedom)
Hanno aderito inoltre
Fabrizio Andreoli
Rita Bernardini
Paola Binetti
Claudio Cecchini
Carlo Cefalo
Benedetto Della Vedova
Lorenzo Di Pietro
Margherita Gaetani
Sancia Gaetani
Massimo Ghirelli
Antonio Inferrera
Maria Macioti
Gennaro Malgieri
Luigi Manconi
Claudio Martelli
Matteo Mecacci
Guido Melis
Eduardo Micheletti
Luisa Morgantini
Silvana Palma
Marco Perduca
Flavia Perina
Savino Pezzotta
Chiara M. Polcaro
David Sassoli
Jean Leonard Touadì
Livia Turco
Luigi Zanda

Sinai: continua il dramma degli ostaggi eritrei.


11 gennaio 2011
Sinai: continua il dramma degli ostaggi eritrei.
L’Agenzia Habeshia, in collegamento telefonico con gli ostaggi, lancia un appello all’Europa.


“Ci chiediamo dove sono finiti i difensori della vita umana? Dove sono i paladini dei diritti umani? Dove l’Europa culla della “Civiltà”? Con queste parole don Mussie Zerai, sacerdote missionario e responsabile dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo in contatto telefonico con i rifugiati eritrei nel Sinai che dal novembre scorso sono ostaggi dei predoni che chiedono per la loro vita 8.000 dollari di riscatto, lancia una richiesta di aiuto alla comunità internazionale in particolare all’Europa. Le condizioni degli ostaggi sono drammatiche. “Ore 10.36, arriva una telefonata dai ostaggi eritrei nel Sinai, raccontano le quattro donne che stamattina hanno dovuto subire per l’ennesima volta violenze sessuali dal branco dei predoni, ripetutamente perché non pagano il riscatto richiesto dai trafficanti”, fa sapere don Mussie. Il gruppo degli ostaggi, originariamente formato da circa 250 profughi eritrei, di cui una ottantina partiti dalla Libia aveva pagato circa 2.000 dollari a testa per raggiungere Israele, una cifra che i trafficanti, una volta raggiunto l’Egitto, hanno deciso di aumentare ad 8 mila per proseguire verso la meta; molti di loro sono stati uccisi, altri liberati in seguito al pagamento del riscatto e circa la metà sono ancora in balia dei predoni. A nulla è valsa la risoluzione Ue approvata il 16 dicembre scorso a Strasburgo in cui si “sollecitano le autorità egiziane a prendere tutte le misure necessarie per assicurarsi della liberazione degli eritrei tenuti in ostaggio”. Nel Sinai la situazione è sempre più grave. “Una delle donne incinte sta molto male, dopo che è stata picchiata dai trafficanti... tutto questo accadeva questa mattina, tutto questo sta accadendo mentre il mondo “civile” se ne sta a guardare, distratto da altre questioni, chi per indifferenza verso questo dramma, chi per non irritare governi di quella regione, sta di fatto che c’è un sostanziale silenzio, nessuno sta facendo nulla per debellare questa piaga dei nostri giorni, non si vede nessun risultato” continua don Mussie che rivendica la necessità di un progetto concreto di accoglienza per i profughi bloccati in Egitto e Libia sottoposti a condizioni disumane non solo dai trafficanti, ma anche dalla polizia nelle carceri egiziane e libiche.
(Maria Rita Porceddu)

Did Israelis assist the refugee kidnapping ring?

Marietje Schaake on Eritrean refugees held hostage in Sinai

Rui Tavares - Crisis of Eritrean refugees in Sinai - 2010/12/16

Da Betania, Territori Palestinesi Occupati, suor Azezet Kidane Habtezghi

S.O.S. Eritreans refugees hostages

Tg 1 La tragedia degli eritrei deportati dai predoni.

Appello del Santo Padre Benedetto XVI, per la liberazione degli ostaggi

Siamo grati al Pontefice, che ha voluto ricordare nelle sue preghiere, richiamando la comunità internazionale al rispetto dei diritti dei profughi e rifugiati.
Speriamo che l'appello del Papa venga accolto dalle autorità internazionali, in particolare il governo Egiziano, l'unico che può intervenire per la liberazione dei profughi eritrei sequestrati nel deserto del Sinai, in catene da più di un mese. Le testimonianze giunte a noi restano gravissime, soprattutto le donne in stato di gravidanza costrette a subire la fame e la sete, con gravi rischi anche per il feto. Le persone ferite dalle continue percosse hanno bisogno di cure mediche, ci sono molti altri che stanno male, debilitati dalla fame e dal continuo maltrattamento.
Confidiamo che gli stati europei accogliendo l'Appello accorato del Papa per la liberazione e il rispetto dei diritti di questi profughi eritrei, etiopi, sudanesi e somali facciano i necessari passi diplomatici sul governo egiziano, affinché quest'ultimo reagisca per salvare la vita di centinaia di profughi e rifugiati nelle mani dei predoni del deserto.
Sta sera scade il secondo ultimatum dato dai sequestratori ai profughi, non sappiamo cosa potrà accadere allo scadere di questo ultimatum, sollecitiamo le autorità egiziane ad intervenire il più presto possibile.
Don Mussie Zerai



We are grateful to the Pope, who wanted to remember in his prayers, calling on the international community to respect the rights of refugees and displaced persons.
We hope that the Pope's appeal is accepted by international authorities, in particular, the Egyptian government, the only one who can intervene for the liberation of Eritrean refugees seized in the Sinai desert, in chains for more than a month. The accounts sent to us are serious, most of all pregnant women forced to suffer hunger and thirst, even at great risk to the fetus. The injured people from the continuous beatings they need medical care, there are many others who are sick debilitated by hunger and ill-treatment continued.
We hope that the European states accepting the Pope's urgent appeal for the liberation and respect the rights of these displaced Eritreans, Ethiopians, Sudanese and Somalis make the necessary diplomatic steps on the Egyptian government, until a fourth-last to react to save the lives of hundreds of refugees and displaced persons in the hands of marauders of the desert.
She ends the second week ultimatum given by the kidnappers to refugees, we do not know what will happen on the expiry of this ultimatum, we urge the Egyptian authorities to intervene at the earliest opportunity.
Fr. Mussie Zerai

Sua Santità Benedetto XVI riceve in udienza la Comunità del Pontificio Collegio Etiopico


Benedetto XVI alla comunità del Pontificio Collegio Etiopico in Vaticano

La santità dei sacerdoti
segno di speranza per la Chiesa


La santità dei sacerdoti come segno di speranza per la Chiesa e per il mondo è stata proposta dal Papa alla comunità del Pontificio Collegio Etiopico in Vaticano, durante l'udienza svoltasi sabato mattina, 29 gennaio, nella Sala dei Papi. L'occasione è stata la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario della morte di san Giustino De Jacobis, del quale Benedetto XVI ha illustrato l'esemplarità. Questo il discorso.

Cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di accogliervi per la felice circostanza del 150° anniversario della nascita al Cielo di san Giustino De Jacobis. Saluto cordialmente ciascuno di voi, cari sacerdoti e seminaristi del Pontificio Collegio Etiopico, che la Divina Provvidenza ha posto a vivere vicino al sepolcro dell'Apostolo Pietro, segno degli antichi e profondi legami di comunione che uniscono la Chiesa in Etiopia ed in Eritrea con la Sede Apostolica. Saluto in modo speciale il Rettore, Padre Teclezghi Bahta, che ringrazio per le cortesi espressioni con cui ha introdotto il nostro incontro, ricordando le diverse e significative circostanze che lo hanno suggerito. Vi accolgo oggi con particolare affetto e, insieme a voi, mi è caro pensare alle vostre comunità di origine.
Vorrei ora soffermarmi sulla luminosa figura di san Giustino De Jacobis, del quale avete celebrato il significativo anniversario lo scorso 31 luglio. Degno figlio di san Vincenzo de' Paoli, san Giustino visse in modo esemplare il suo "farsi tutto a tutti", specialmente al servizio del popolo abissino. Inviato a trentotto anni dall'allora Prefetto di Propaganda Fide, il Cardinale Franzoni, come missionario in Etiopia, nel Tigrai, lavorò prima ad Adua e poi a Guala, dove pensò subito a formare preti etiopi, dando vita ad un seminario chiamato "Collegio dell'Immacolata". Con il suo zelante ministero operò instancabilmente perché quella porzione di popolo di Dio ritrovasse il fervore originario della fede, seminata dal primo evangelizzatore san Frumenzio (cfr. PL 21, 473-80). Giustino intuì con lungimiranza che l'attenzione al contesto culturale doveva essere una via privilegiata sulla quale la grazia del Signore avrebbe formato nuove generazioni di cristiani. Imparando la lingua locale e favorendo la plurisecolare tradizione liturgica del rito proprio di quelle comunità, egli si adoperò anche per un'efficace opera ecumenica. Per oltre un ventennio il suo generoso ministero, sacerdotale prima ed episcopale poi, andò a beneficio di quanti incontrava e amava come membra vive del popolo a lui affidato.
Per la sua passione educativa, specialmente nella formazione dei sacerdoti, può essere giustamente considerato il patrono del vostro Collegio; infatti, ancora oggi questa benemerita Istituzione accoglie presbiteri e candidati al sacerdozio sostenendoli nel loro impegno di preparazione teologica, spirituale e pastorale. Rientrando nelle comunità di origine, o accompagnando i connazionali emigrati all'estero, sappiate suscitare in ciascuno l'amore a Dio e alla Chiesa, sull'esempio di san Giustino De Jacobis. Egli coronò il suo fecondo contributo alla vita religiosa e civile dei popoli abissini con il dono della sua vita, silenziosamente riconsegnata a Dio dopo molte sofferenze e persecuzioni. Fu beatificato dal Venerabile Pio XII il 25 giugno 1939 e canonizzato dal Servo di Dio Paolo VI il 26 ottobre 1975.
Anche per voi, cari sacerdoti e seminaristi, è tracciata la via della santità! Cristo continua ad essere presente nel mondo e a rivelarsi attraverso coloro che, come san Giustino De Jacobis, si lasciano animare dal suo Spirito. Ce lo ricorda il Concilio Vaticano II che, tra l'altro, afferma: "Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell'immagine di Cristo (cfr. 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vivamente agli uomini la sua presenza ed il suo volto. In loro è Egli stesso che ci parla e ci mostra il contrassegno del suo Regno" (Cost. dog. Lumen gentium, 50).
Cristo, l'eterno Sacerdote della Nuova Alleanza, che con la speciale vocazione al ministero sacerdotale ha "conquistato" la nostra vita, non sopprime le qualità caratteristiche della persona; al contrario, le eleva, le nobilita e, facendole sue, le chiama a servire il suo mistero e la sua opera. Dio ha bisogno anche di ciascuno di noi "per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù" (Ef 2, 7). Nonostante il carattere proprio della vocazione di ciascuno, non siamo separati tra di noi; siamo invece solidali, in comunione all'interno di un unico organismo spirituale. Siamo chiamati a formare il Cristo totale, un'unità ricapitolata nel Signore, vivificata dal suo Spirito per diventare il suo "pleroma" e arricchire il cantico di lode che Egli innalza al Padre. Cristo è inseparabile dalla Chiesa che è il suo Corpo. È nella Chiesa che Cristo congiunge più strettamente a sé i battezzati e, nutrendoli alla Mensa eucaristica, li rende partecipi della sua vita gloriosa (cfr. Lumen gentium, 48). La santità si colloca quindi nel cuore stesso del mistero ecclesiale ed è la vocazione a cui tutti siamo chiamati. I Santi non sono un ornamento che riveste la Chiesa dall'esterno, ma sono come i fiori di un albero che rivelano la inesauribile vitalità della linfa che lo percorre. È bello contemplare così la Chiesa, in modo ascensionale verso la pienezza del Vir perfectus; in continua, faticosa, progressiva maturazione; dinamicamente sospinta verso il pieno compimento in Cristo.
Cari sacerdoti e seminaristi del Pontificio Collegio Etiopico, vivete con gioia e dedizione questo periodo importante della vostra formazione, all'ombra della cupola di San Pietro: camminate con decisione sulla strada della santità. Voi siete un segno di speranza, specialmente per la Chiesa nei vostri Paesi di origine. Sono certo che l'esperienza di comunione vissuta qui a Roma vi aiuterà anche a portare un prezioso contributo alla crescita e alla pacifica convivenza delle vostre amate Nazioni. Accompagno il vostro cammino con la mia preghiera e, per intercessione di san Giustino De Jacobis e della Vergine Maria, vi imparto con affetto la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle Suore di Maria Bambina, al Personale della Casa e a tutte le persone a voi care.



(©L'Osservatore Romano - 30 gennaio 2011)