Parla don Palazzo,"prete dei disperati"
“So ch’è uscita co’ nu poco di scalpore”. Ricorda così don Antonio Palazzo l’intervista che rilasciò al Corriere nel 1999. Disse: “Troppo disordine, non c’è posto per altri clandestini”. Una dichiarazione sofferta. Perché don Antonio è considerato il prete dei poveri dalle sue parti, a Castel Volturno in provincia di Caserta. Con la sua associazione Jerry Maslo, il prete ha aiutato migliaia di immigrati clandestini. Tanto che non riesce più a tenere il conto dei registri. Ha annotato tutti i disperati, dal lontano ’89, e continua a farlo.
Per dotare i clandestini, che non hanno documenti, di una specie di surrogato del passaporto, che permetta loro di accedere ai servizi dell’associazione. Un’invenzione di don Antonio: i tesserini Caritas, con nome, foto e data. In questo modo i clandestini possono accedere agli ambulatori e alle mense allestite. E possono ricevere posta dal proprio paese. Senza paura. Nonostante tutto questo nel ‘99 ha cambiato idea: “Basta clandestini!”. E, dall’epoca, don Antonio non si è più convertito. Oggi si occupa ancora di immigrazione e ne parla molto. Ma dice poco di camorra. E niente di politica.
Monsignor Agostino Marchetto del Pontificio Consiglio per i Migranti ha detto che il rimpatrio dei clandestini in Libia “ha violato le norme internazionali sui diritti dei rifugiati”, è d’accordo con la posizione ufficiale della Chiesa cattolica?
Non so se veramente sono state violate le leggi. Comunque non è compito della Chiesa stabilirlo. So che se qui arrivano continuamente succede che non c’è più posto. Nell’area di Castel Volturno ci sono circa 30mila italiani, e gli immigrati, tra registrati e non, sono circa 10mila. È insostenibile. La strada principale del paese sembra una provincia dell’Africa. Capisco che il diritto d’asilo è fondamentale. Ma molto spesso questi ragazzi mentono sulla propria provenienza proprio per ottenere i requisiti. E non vengono da situazioni di guerra né da dittature.
Marchetto sostiene che la legislazione italiana in materia migratoria sia macchiata da un “peccato originale”: la volontà di “criminalizzare gli emigranti irregolari”.
Secondo me non esiste questo “peccato originale”. L’Italia non è razzista. Neppure in politica. Facciamo un esempio. Se un ristoratore ha delle prostitute di fronte al suo locale e le vuole cacciare, quello non è razzismo. Vuole solo un po’ di moralità.
Nel ‘99 in un intervista al Corriere sostenne che “non si potevano far entrare altri clandestini”. Ma denunciava anche quei partiti che, come lei disse all’epoca di An, soffiavano sul fuoco: “Se c’è delinquenza è colpa dei negri”. E oggi?
Preferisco non esprimermi. Gli equilibri politici a Castel Volturno sono in bilico e per questo non dico niente dei partiti. Però non nascondo che c’è un problema oggettivo. Qui i servizi pubblici sono pensati per 30mila persone. Invece, finisce che ne devono servire almeno 10mila in più. È ovvio che si creino delle situazioni spiacevoli e che qualcuno possa far leva su queste disfunzioni. Gli abitanti di Castel Volturno sono accoglienti e lo hanno dimostrato con i terremotati del 1980. Forse è proprio per questo che gli immigrati decidono di fermarsi in massa sulla nostra costa.
A Milano c’è stata anche la proposta della Lega Nord di separare milanesi ed extracomunitari nella metropolitana, creando vagoni separati. Lei paragonò già Milano con la sua Campania “abbandonata nel caos dallo Stato”.
La proposta non è da condividere. Ma deriva probabilmente da una situazione estrema. Può capitare che per casi sociali estremi qualcuno pensi a cure estremiste. Vede, dalle nostre parti, nell’entroterra campano, la gente non capisce i problemi che abbiamo noi della costa con gli immigrati. Questo perché non vivono qui. Vale lo stesso per Milano. Per quanto riguarda lo Stato, devo dire con rammarico che l’esercito inviato quaggiù dal ministro Maroni si occupa solo della camorra e praticamente per nulla della mafia nigeriana. Che porta prostituzione e spaccio di droga.
Lei è stato a contatto con molti immigrati. Con le loro storie.
Alla fine degli anni ’80 arrivavano con i barconi direttamente sulla costa di Castel Volturno. Adesso le barche semmai si fermano in Sicilia. Gli immigrati arrivano dopo, e rimangono a Castel Volturno soltanto come parcheggio, perché non c’è tanto lavoro. Qualcuno, per brevi periodi, si spinge fino in Germania per un’occupazione. Sono soprattutto nigeriani. In generale, dormono in abitazioni che vengono affittate per circa 500 euro a un immigrato con regolare permesso di soggiorno. Ma di loro ci vivono fino in venti della stessa nazionalità, pagando 50 euro a testa per un posto letto. L’africano che ci guadagna manda di solito i soldi in patria.
Camorra e clandestinità. Come s’intrecciano questi due fenomeni?
La Camorra non c’entra con la tratta di esseri umani. Sono soprattutto associazioni mafiose che hanno base nei paesi di provenienza degli immigrati a gestire il fenomeno. Accade questo: l’associazione dice all’emigrante che gli troverà un posto di lavoro pulito in Italia. Gli paga anche il viaggio. Via Ghana, oppure perfino via Germania o Francia. Poi, una volta arrivato, gli tolgono i documenti per ricattarlo e gli dicono che ha un debito con loro di 15 o 20mila euro. Sono pochi ormai che non arrivano con un volo aereo. Le donne finiscono per fare le prostitute e gli uomini gli spacciatori. Purtroppo la maggior parte degli uomini raccoglierebbe pomodori o farebbe il muratore. Ma quando rimangono disoccupati gli immigrati diventano facile prede di questo sistema. Finché qualcuno non decide addirittura di entrare nell’organizzazione malavitosa per fare soldi facili.
Berlusconi ha sentenziato: “l’immigrazione è organizzata scientificamente da criminali”. Mentre cattolici di Pd e Udc hanno firmato un appello per i colleghi “credenti” del Pdl affinché rifiutino le norme del ddl sicurezza. Savino Pezzotta, ex segretario della Cils ha parlato di "pararazzismo" e ha dichiarato: “In questi giorni vengono respinte persone che sono in gran parte profughi".
I delinquenti sono soprattutto queste organizzazioni con base in Africa. Quelli che vengono da noi e delinquono sono una minoranza. Se finiscono nel giro è soprattutto per necessità. Secondo me la soluzione è scoraggiare l’immigrazione nei paesi di origine. Con la nostra associazione Jerry Maslo abbiamo costruito pozzi, scuole e ambulatori in Benin. Abbiamo aperto dei conti correnti intestati ai bambini, soldi che non possono toccare neppure i loro genitori prima dei 18 anni. Un meccanismo che serve a disincentivare la fuga. Sul respingimento dei barconi non mi esprimo. Comunque, quando i clandestini vengono da me per chiedermi un panino, io non li denuncio, ma do loro il panino che mi chiedono.
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