mercoledì 3 ottobre 2007

Giornata Mondiale dei Rifugiati

ITALIA 20/6/2006 11.47
GIORNATA DEL RIFUGIATO: A ROMA IN FIAMME BARACCOPOLI PROFUGHI DEL CORNO D’AFRICA
Diritti Umani, Standard
“Sarà forse una coincidenza, ma l’incendio della notte scorsa alla baraccopoli che ospita rifugiati e richiedenti asilo dal Corno d’Africa a Ponte Mammolo, alla periferia di Roma, richiama l’attenzione sulla mancanza di un sistema di accoglienza in Italia per gli immigrati”: lo dice alla MISNA Mussie Zerai Yosef, eritreo, presidente dell’agenzia ‘Habeshia’, che da un anno lavora con gli immigrati provenienti dall’Africa orientale, raccontando un episodio avvenuto poche ore fa, proprio mentre nel mondo si celebra la ‘Giornata internazionale del rifugiato’ su iniziativa dell’Onu. “Per fortuna non ci sono state vittime, ma queste persone hanno perso tutto, soprattutto le baracche di legno costruite in una specie di discarica a cielo aperto che per loro erano l’unico riparo” aggiunge Zerai Yosef. Nel ‘campo’ di Ponte Mammolo da tempo vivono circa 110-120 migranti provenienti soprattutto da Etiopia, Eritrea, e Sudan, ma anche dall’Europa Orientale: pochi hanno ottenuto lo status di rifugiato, la maggior parte sono richiedenti asilo in attesa di una risposta da parte delle autorità italiane e ad alcuni, infine, è stata accordata la cosiddetta ‘protezione umanitaria’ che permette loro di restare temporaneamente nel nostro paese. “Stiamo cercando di capire l’origine dell’incendio: il campo si era in parte svuotato perché alcuni immigrati si sono trasferiti al Sud per la raccolta di pomodori” dice ancora alla MISNA Zerai Yosef, da 15 anni in Italia. “Questo episodio dimostra che il sistema di accoglienza va ripensato: dopo l’impatto traumatico con i ‘Centri di permanenza temporanea (Cpt), queste persone vengono abbandonate del tutto, senza essere in alcun modo aiutate per un inserimento nella società”. Secondo il presidente di ‘Habeshia’, in Italia ci sono circa 40.000 i richiedenti asilo provenienti dal Corno d’Africa: “Non è una stima stabile, perché molti cercano di raggiungere altre zone d’Europa”. Ma l’approdo, quasi sempre, è l’Italia, dove arrivano non solo i flussi provenienti dall’Africa Occidentale via Sahara, ma anche l’“altra rotta” dell’esodo africano proveniente da paesi come la Somalia, devastata da 15 anni di guerra civile, o dal Sudan, dove il conflitto in Darfur non si è ancora risolto. Il ‘biglietto da visita’ italiano, spesso, si chiama ‘Cpt’: “Dall’Africa si fugge in cerca della libertà, ma i migranti reclusi per mesi in questi Centri hanno la sensazione di trovarsi in un carcere” dice ancora alla MISNA Zerai Yosef. Sovraffollamento, condizioni igieniche indegne, mancanza di assistenza legale “sono i problemi principali. Gli africani guardano all’Europa come la culla dei diritti umani, ma nei Cpt, dove vengono messi tranquillanti nel cibo per evitare le proteste, trovano una situazione ben diversa: queste persone si sentono lese nei loro diritti di base” aggiunge il presidente di ‘Habeshia’, che studia teologia a Roma presso i missionari Scalabriniani, attivi soprattutto a favore dei migranti. “Purtroppo la mancanza di un adeguato sistema produce situazioni come l’accampamento di Ponte Mammolo a Roma. Ma il rischio è che queste persone siano facili prede di gruppi criminali: lo Stato dovrebbe capire che accoglierli significherebbe anche tutelarsi di fronte a questo rischio e che promuovere la lotta al lavoro nero e allo sfruttamento degli immigrati sono i mezzi alternativi per risolvere un problema” conclude Zerai Yosef. “Così ci sarebbero anche meno giornali che descrivono gli immigrati come criminali o ne parlano solo quando commettono reati”.[EB]
Copyright © MISNARiproduzione libera citando la fonte.Inviare una copia come giustificativo a:Redazione MISNAVia Levico 1400198 Romamisna@misna.org

Nessun commento:

Posta un commento